BLONDE
Quando Marilyn diventa Norma Jean?
Da omaggio a falsificazione. Come un film liberamente tratto da un romanzo, altrettanto liberamente ispirato alla vita dell’icona bionda per eccellenza, abbia rischiato di diventare sostitutivo di una verità.
Commenti a caldo e qualche revisione a freddo sulla visione della pellicola di Andrew Dominik.
Premessa.
Ho visto Blonde subito, all’uscita. Solo con le informazioni ufficiali, fin lì trapelate. E questo è stato determinante per quello che poi ho percepito.
So per certo che, come me, moltissimi fruitori avrebbero accolto Blonde con una predisposizione totalmente differente, cioè una minor critica oppositiva e infastidita se, in fase di lancio, alcuni punti fondamentali fossero stati dichiarati dal principio.
Difficile dire se si sia trattato di un volutissimo “errore” di comunicazione o di una scelta strategica di posizionamento iniziale. Credo si tratti dell’ennesimo caso in cui il cortocircuito sulle aspettative potrebbe aver contribuito ad aumentare il senso di straniamento.
Chi ha visto il film in seconda battuta, dopo aver letto qualche articolo o appreso informazioni aggiuntive, aveva ben più chiaro il contesto. E ha guardato lo schermo sapendo già di dover sospendere il giudizio: i loro voti, così, si fanno decisamente più positivi.
Aggiungo anche una nota personale. Ho il chiaro “problema” di considerare la Monroe nella sua interezza, come una professionista che ha saputo forgiare la sua carriera nonostante le premesse difficili, ma che ha avuto una visione e intelligenza non indifferenti sia nel perseguire i suoi obiettivi, sia nel destreggiarvicisi, almeno finché la vita glielo ha concesso.
Non mitizzerei lei in quanto attrice, questo no, ma in quanto autrice di un personaggio eterno, certamente.
E di una persona, soprattutto, a cui si deve rispetto.
Facciamo un gioco e ipotizziamo che sia mancato un posizionamento efficace iniziale.
In queste righe, mi incuriosisce osservare con voi qualche aspetto collaterale. Non sulla trama o lo sviluppo, ma su come un prodotto audiovisivo possa avere critiche opposte a seconda di come è stato contestualizzato.
Il film appena uscito ha diviso. Massacrato da moltissimi, critici e non. Che effetto avrebbe fatto, invece, introdurre il film con un trailer del tipo: “come sarebbe stata la vita di Norma Jean se non avesse interpretato Marilyn ma se Marilyn avesse impersonato Norma Jean?” Oppure, se ci fosse stata la dichiarazione: “dal romanzo della Oates, un’opera di meta cinema su una Marilyn come non l’avete mai immaginata prima”?
Il punto è questo. Perché alcuni hanno detestato la pellicola e altri, invece, no? Perché larga parte del pubblico ha frainteso l’operazione o non ha capito fino in fondo che NON fosse un biopic, ma un’opera di fantasia ed esercizio cinematografico?
La storia rappresentata nel film, NON è la vera biografia della Monroe, ma un soggetto tratto da un romanzo della scrittrice americana Joyce Carol Oates, che dalla vita della fu Norma Jean prende le mosse e i fatti noti salienti, ma viaggia su galeoni di mondi alieni con inserti dark sultry e arzigogolati complottismi più o meno verosimili. La vita di Miss Monroe viene quindi, in primis, già romanzata e stravolta nelle pagine del libro di riferimento. Da lì, poi, presa e riadattata dal regista Dominik e farcita di lacrime, moccoli infiniti, feti parlanti, violenze gratuite e qualche dubbio su un certo onanismo registico (facile individuare più di una citazione della grande filmografia internazionale).
La mia posizione è, come da premessa, condizionata dalla visione intera della donna e professionista Norma Jean/Monroe.
Avendo già nozioni biografiche sulla vita dell’attrice, forse più che dei suoi film, non ho pensato che potesse essere preso come un film verità. Mi aspettavo senz’altro una Marilyn di personalità.
Armas qui fatica a farsi valere e a guadagnarsi il podio di qualcosa di memorabile: piange, piange, piange l’80% del montato. Sospendo il gusto soggettivo perché qui sono troppo influenzata dalla non aderenza e dallo studio caricaturale. Una cosa però la condivido lo stesso: non mi lascia l'effetto del servizio ben reso e trovo che sia molto lontana dal rendere omaggio o rispettare l’umanità della diva dietro Norma Jean.
Perché se è vero che, mai come adesso, si debbano fare dei passi consapevoli indietro sui meccanismi di idolatria e mitizzazione della persona famosa, è anche vero che sia interessante come non mai il processo dell'umanizzazione, l'avvicinare l'idolo alla realtà.
Qui però si eccede: vengono violentate sia la memoria, sia la diva, sia la biografia dell’attrice.
Tra amici ci si è chiesto: e se non si fosse usata Marilyn come figura di riferimento, il film avrebbe retto? Se ci fosse stato il personaggio di un’attrice X? Probabilmente sì e avrebbe registicamente dato una libertà che qui suona molto forzata e disturbante.
Dall’altra parte, quanto è possibile spingersi in un film basato sulla vita vera di un personaggio così esposto? Forse non è meglio andare proprio di stravolgimento?
È vero, è sempre molto rischioso affrontare creature iconiche, ma non impossibile.
La critica, se mai, è quella di non aver contestualizzato in primis e di aver dimenticato che lo spettatore di adesso è onnivoro. Significa, cioè, che i contenuti li mangia e li divora in modo massiccio e difficilmente si sofferma su cosa sta dietro una produzione e un’opera di ingegno, artistica, o creativa. Vede quello che c’è, e per pigrizia mentale, economia del tempo o superficialità d’abitudine non si pone troppe domande. Gli basta sapere che si parla di Marilyn e lì, se non c’è un’enfasi spinta sul contesto, sulla finalità, sul tipo di film, sulla storia, lo spettatore associa facile e diretto: quello che vedo è quello che potrebbe essere successo. Quella famosa fetta del “non ci dicono le cose”. Ecco perché nei social ci sono stati un sacco di commenti che hanno fatto capire di aver frainteso la figura di Marilyn. Ecco perché l’averlo fatto credere, volente o nolente, ha reso un cattivo servizio.
Andiamo oltre con il nostro gioco. Che cosa ha dato fastidio nel modo in cui è stata esposta Marilyn?
Si possono apprezzare dei film biografici più o meno romanzati che sono crudi, nevrastenici e tragici senza che lo spettatore ne sia negativamente turbato, ma colpito.
Qui si respira della gratuità, l'odore di un giudizio di merito per bocca di un feto 3D parlante e moralizzante, una svalutazione e una raffigurazione incoerente del personaggio persino nella sua evoluzione popolare. Bistrattata e incapace di intendere e volere nel racconto della sua storia di vita. Un susseguirsi di eventi e violenze, dove sembra che nessuno o tutti avessero colpa, un divino persecutore, un'orfana ingenua mai più ripresa, un animaletto al servizio del maschile e dei giochi di potere.
Per giustificare l’attrazione di Miller per Monroe si arriva ad abbassare anche lo scrittore a livello euglena.
Dite che esagero?
Il dubbio credo sia legittimo quando vediamo l'ottimo Brody sembrare una crocchetta di pollo riscaldata al microonde.
Il risultato è in ogni caso svalutante. Per la figura della Monroe, per la validità della regia, per l’interpretazione della Armas.
Dov’è lo sguardo intenso degli scatti posati? Il far trasparire un’oscurità umana e sotterranea? E dov’è la morbidezza dei movimenti? Armas a suo malgrado ha interpretato solo la parte della Marilyn giuliva.
Inerme, inerte, vittima, ma consenziente. Più simile decisamente alle protagoniste dei manga erotici giapponesi, gli hentai, anziché alla donna Monroe sfortunata ma brillante. E se per gli hentai si tratta di usare il fumetto finalizzato a liberare la fantasia per non esasperare le perversioni (in perfetto stile zen cit.) qua l’operazione con una figura così celebre e sensuale è altamente dissonante.
Se dovessi sintetizzare con un solo aggettivo? Direi “pretestuoso”.
Voi quale usereste?
Vi lascio con un ottimo articolo di Everyeye dove viene soddisfatta la curiosità effettiva su cosa ci sia di vero nel film (nel romanzo della Oates?) rispetto alla vita di Marilyn.
Leggi qui: https://cinema.everyeye.it/notizie/blonde-cosa-e-vero-cosa-inventato-film-andrew-dominik-ana-de-armas-611011.html
Tutte le immagini senza didascalia sono tratte dal film Blonde.