LINA SCHEYNIUS
Pelle d’uovo.
Penso alla fotografia di Lina Scheynius e mi viene in mente la sottile e fragile membrana che ricopre l’uovo.
Pericolosamente tattile.
Le immagini catturate da Lina fanno parte della sua vita quotidiana, ti viene voglia di toccarle, ma sai che se ti avvicini troppo,
come le bolle di sapone, scoppiano.
E così, questi frammenti di vita racchiusi nei suoi diari fotografici possiamo osservarli solo da lontano:
disturbanti quanto basta, uno spaccato di intimità attraverso il guscio rotto dell’obbiettivo, un viaggio nella sua cruda e dolce sessualità.
Dettagli di gestualità appena concluse, i suoi scatti raccontano un “dopo” che suggestiona e coinvolge l’osservatore:
è difficile non chiedersi cosa sia successo su quelle lenzuola stropicciate o da dove arrivino quei fluidi appiccicosi che mostra tra le sue dita.
L’onestà del suo sguardo sulla corporeità imperfetta, ma per meglio dire reale, è travolgente. Non solo.
Ci racconta della sua indagine profonda della Persona, della consapevolezza dei corpi in relazione allo spazio intimo che occupiamo (la camera da letto, il bagno, la natura, la città attraverso una finestra).
Seguo il suo lavoro da circa una dozzina di anni e ogni volta che volgo l’attenzione sui suoi scatti sento emergere una parte nuova di me.
La sincerità del suo racconto visivo riesce a suscitare nella me cresciuta, evoluta e rinata per certi versi, suggestioni e riflessioni che si rinnovano sguardo dopo sguardo, anno dopo anno.
La verità è che non posso fare a meno di Lina Scheynius.
Ritorno da lei come si ritorna a casa, in quel luogo dove non dobbiamo nasconderci dietro a costrutti.
Nell’epoca dell’illusorietà mediatica mi rannicchio nello sguardo tattile di una fotografa che con naturalezza racconta di quella quotidianità (di cui non osiamo parlare) che ancora non è stata teatralizzata sulle piattaforme di condivisione sociale digitali.
Lina lavora spesso anche per la moda, di seguito un carosello di alcuni scatti tratti dalla campagna realizzata per Jil Sander.
Tutte le immagini © Lina Scheynius