LA TIMIDEZZA DELLE CHIOME
Un pellegrinaggio lirico tra i paesaggi intimi della crescita umana.
Ecco come definirei il docufilm scritto e diretto da Valentina Bertani.
Un giorno, passeggiando per i navigli, l’attenzione di Valentina viene catturata da due fratelli e nasce in lei il desiderio di raccontare la loro storia.
Un colpo di fulmine, un sesto senso, un richiamo interiore che per 5 anni le ha dato la forza di portare avanti un progetto eteroclito e ambizioso per il pubblico italiano, tutt’oggi ancora poco sensibile alle tematiche di diversità, disabilità, fragilità e verità. Parlo di verità perché il cinema troppo spesso si nasconde dietro a storie romanzate, usando personaggi inventati per “attutire il colpo”, quando le tematiche prima citate vengono affrontate. La Bertani invece scaraventa lo spettatore dentro la verità di Benjamin e Joshua Israel, una quotidianità specifica, quella della fine dell’adolescenza e l’ingresso nella vita adulta.
Chi sono i fratelli Israel?
Benji e Josh sono gemelli omozigoti e con una disabilità intellettiva.
Sono inseparabili, e se si ha la possibilità di incontrarli di persona salta subito all’occhio. Uniti, forse troppo in questo passaggio delicato della loro esistenza. Si interrogano sul futuro senza trovare risposte, ma quello che più li tormenta è la ricerca di una relazione con il sesso opposto. E qui nascono le prime divergenze perché se da una parte uno desidera l’Amore, l’altro punta all’esperienza sessuale nuda e cruda. Ma le prime divergenze li porteranno a farsi qualche sgambetto e non di più, sempre con grande ironia e schiettezza. Arriva presto il giorno in cui devono separarsi: la gita in campeggio è il primo taglio del filo rosso che li unisce e poi arriva la decisione dell’arruolamento nell’esercito israeliano.
Partiranno insieme ma ben presto Benji capisce che non fa per lui e decide di tornare in Italia.
Il film è costituito di tre atti che si diversificano non solo a livello narrativo ma anche da un punto di vista stilistico.
Il primo è caratterizzato da un forte impatto emotivo dato da uno stile documentaristico: lo spettatore si ritrova disarmato nella vita della famiglia Israel, testimone di ogni passaggio della loro quotidianità. Dal risveglio, alla pisciatina mattutina, alle reazioni emotive incontrollate verso la madre fino ai momenti di empatia e relazione tra i fratelli e i loro amici.
Nella parte centrale del film il racconto entra più in profondità, si concentra e seleziona momenti specifici dell’evoluzione emotiva dei ragazzi. Questo passaggio è molto importante per dare allo spettatore un ulteriore punto di vista sull’unicità di ciascun ragazzo.
Per la prima volta non consideriamo i gemelli Israel ma Benjamin e Joshua nella loro specifica diversità. Un passaggio propedeutico che ci porta diritti al finale del docufilm.
Durante la visione mi sono chiesta spesso “dove andrà a parare?”, non è semplice dare una fine a un racconto reale, che documenta la vita nel suo accadere presente. Molti potevano essere i risvolti e con mia sorpresa quello che si è venuto a creare è un finale “normalizzato”, termine molto sentito oggi, che descrive appieno quello che per tutti noi è stato l’ingresso nell’età adulta ovvero nella responsabilità della nostra individualità.
La Timidezza delle Chiome è un fenomeno biologico che vede le chiome degli alberi non toccarsi per far sì di non farsi ombra a vicenda.
Crescono vicine, nel bosco, si sfiorano ma senza invadere i reciproci spazi vitali. Questo significa diventare grandi, essere liberi di compiere le proprie scelte in totale libertà.
Josh e Benji ci sono riusciti, salutandosi in quel campo militare in Israele non hanno solo sancito la propria indipendenza come persone ma dato inizio al loro futuro.
Un film toccante che propone temi importanti senza farli diventare ridondanti, normalizzando le diversità con un cast di giovanissimi prezioso per la riuscita di un documentario che ci ricorda che le fragilità fanno parte dell’essere umano e che quello che conta è il modo di affrontarle.
Nulla è impossibile ci dice Josh all’inizio del film.
Ecco, la Timidezza delle Chiome, film del possibile, ci ricorda che la volontà e la perseveranza portano l’Uomo lontano.
Tutte le immagini senza didascalia sono tratte dal film La Timidezza Delle Chiome.